top of page
2013.jpg

La cava di Ornavasso

L’antica Cava Moschini di Marmo di Ornavasso-Candoglia fa parte di un complesso storico-archeologico e naturalistico di straordinario interesse, che richiama ogni anno migliaia di turisti e di visitatori che vogliono toccare con mano questi luoghi ricchi di storia e di arte. Gli affioramenti geologici si trovano a monte del conoide del torrente San Carlo, tra il Santuario della Guardia e le fortificazioni della Linea Cadorna.

 

È un esempio interessante di cava di marmo in sotterraneo che permette di ammirare la maestosità della natura e le differenti tecniche di escavazione.

Si ha notizia del marmo di Ornavasso fin dall’epoca romana, come documentano steli e altari del I e II secolo d.C. conservati nelle Civiche Raccolte Archeologiche del Castello Sforzesco di Milano.
 

Osservando la valle si nota l’inizio della Via d’acqua che dal Toce al Lago Maggiore, poi lungo il Ticino e il Naviglio Grande fino alla Darsena di Milano favorì a partire del XIII secolo l’impiego del marmo di Ornavasso in numerosi e insigni monumenti dell’area lombarda.

​

Storia della cava

Epoca Romana

XIII secolo

XVI secolo 

Si ha notizia del marmo di Ornavasso fin dall’epoca romana, come documentano steli e altari del I e II secolo d.C. conservati nelle Civiche Raccolte Archeologiche del Castello Sforzesco di Milano.

Il marmo di Ornavasso ha dato vita ad alcuni capolavori dell’arte italiana: il Duomo di Milano, in particolare per il rivestimento esterno e le lastre dei pavimenti, la facciata della Certosa di Pavia e il rivestimento dei pilastri nell’Ottagono del Duomo di Pavia, cantieri che a partire dal Cinquecento impegneranno per secoli le cave di Ornavasso.

Sono in marmo di Ornavasso anche i rivestimenti delle absidi di San Carlo e Santa Cristina a Torino, l’altare e i pinnacoli della chiesa di Busto Arsizio, l’altare della Chiesa del Sestriere, la chiesa di San Fedele e l’Arco della Pace in Corso Sempione a Milano. Tra gli artisti più recenti e noti basti ricordare i nomi di Giò Pomodoro e Giancarlo Sangregorio.

bottom of page